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La comunicazione con l’anziano non è sempre un processo linguistico verbale intuibile. Esistono infatti inferenze che possono risultare filtri di input (quanto si comprende, perciò si parla di sordità, deficit cognitivi dementigeni ecc.) o di output (quanto si produce, che può essere reso difficoltoso ad esempio per disartria, disfonia, integrità e motilità delle strutture orali, afasia). Da ciò non va trascurato, ovviamente, il fattore dell’emotività del paziente senile, e di altre comorbilità non altrove citate come malattia psichiatrica, estemporanei malesseri dovuti ad etiologia clinica o ambientale, e quant’altro possa rendere lo scambio comunicativo più complesso.
In questa sede si andranno ad indagare le possibili cause di un disturbo linguistico acquisito in età involutiva, proponendo approcci e metodologie tali da sfruttare qualsiasi aspetto della relazione sia sostenibilmente conservato, con l’obiettivo di mantenere un legame reciprocamente stimolante – tra paziente ed interlocutore – ed efficacie nei suoi fini intrinseci.
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